In questo primo memoir della sua “Autobiografia in movimento”, Deborah Levy ci porta nella sua infanzia e nella sua adolescenza, dal Sudafrica dell’apartheid all’Inghilterra degli anni ‘70. Il racconto scorre liscio come l’acqua e noi assistiamo alla crescita della piccola Deborah e alla ricerca della sua voce e di un’identità che non sia necessariamente quella di diventare moglie, madre, angelo del focolare.
Tra ricordi d’infanzia e crepe nel suo presente, Levy ci prende per mano e ci porta a riflettere sul nostro ruolo e soprattutto sul femminile in un mondo sempre più polarizzato.
Da leggere, soprattutto per chi ha amato Annie Ernaux e la trilogia di Copenhagen di Tove Ditlevsen.
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