Attraversare la Notte. La timidezza editoriale e i voli pindarici della traduzione italiana hanno affievolito la forza del titolo originale scelto dall’autrice Claire Marin per questo suo recente saggio, ma non diluitane la concentrazione e densità: “Rupture(s)”, le fratture, tragiche, ineluttabili ed estranianti che ritmano la nostra intera esistenza sono oggetto d’acuta riflessione per questa disarmante filosofa francese. Il lutto, la separazione e l’allontanamento rappresentano la realtà che bracca e ci trasforma profondamente segnandoci con mille ramificazioni; nell’illusione di cancellare impronte, ricucire ferite e smussare bordi taglienti d’una rottura, la crisi del nostro principio d’identità ci rivela la molteplicità dei noi stessi possibili.
Sarà arduo separarsi da questo prezioso pamphlet, distogliere l’attenzione dalla lettura intensa dei suoi capitoli dedicati via via alle esperienze umane dell’amore, del desiderio sessuale e dell’intimità con se stessi: sopravvivere al dolore, foss’anche di non riconoscersi, è aggrapparsi ai bordi lacerati dell’abisso, esperire un’avidità di vita attraverso l’esperienza del nulla.
La fisica stessa c’insegna assiomaticamente che la ricomposizione perfetta non esiste: Claire Marin lo racconta quietamente e illustra come sia difficile stipulare un contratto che garantisca giustizia d’acclarare nella vita, nulla, però, vieta alla nostra disperazione di struggersi per sigillarlo.
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