Neurobiologia della Volontà

Di Arnaldo Benini avremo già letto “Mente Fragile” e non potremo sottrarci a questo nuova prova edita ancora una volta da Raffaello Cortina in cui si dimostra come l’esistenza della volontà sia innata nella specie umana, ma non dimostrabile e indulgere alla credenza dell’autocontrollo consolatorio; se la mente non può fisiologicamente studiare il cervello, né proprio né altrui, allora la coscienza ci è estranea e non ci appartiene.

Questo sintetico palinsesto di documentate, ma assai sfumate posizioni della comunità scientifica aiuta a comprendere e, forse, sorridere del limite squisitamente umano: non la morte, bensì l’autoreferenzialità ci condanna.

In un complesso e intenso panorama di potenziali elettrici che precedono inconsciamente i nostri atti il libero arbitrio si trova confinato a un millesimale spazio temporale, un battito di ciglia, e privato di realtà neuronale.

La coscienza non può darsi, forse, al più, è il prodotto di irreali descrizioni letterarie e filosofiche congetture: la libertà di scelta non sarà più un dono che renda la vita degna d’essere vissuta, ma la contemplazione del suo occaso, spettacolo estatico quanto mai grande e meraviglioso, il Tramonto degli Dei.