In “Non è un fiume” Selva Amado ci porta nel cuore battente dell’Argentina più selvaggia, non solo dal punto di vista naturalistico ma anche da quello dell’animo umano.
In poche pagine Amado ci racconta una storia cruda, che parla principalmente di Enero, il Negro e il giovane Tilo, figlio di Eusebio che con i primi due formava il gruppo originale di amici dediti alla pesca di razze nel fiume. Le atmosfere suggestive, il caldo e l’umidità ci accompagnano quella che sembrerebbe una tranquilla gita di pesca al fiume, che non è un fiume ma è IL fiume. Questo fiume, questa isola dove i tre si fermano per accamparsi, che ha già segnato la vita dei nostri protagonisti maledici ancora questo gruppo e come la sua corrente li trascina dei proprio pensieri più initmini, nei ricordi più nostalgici e nella situazione più scomode di quel che potessero immaginare una volta scesi dalla nuova, brillante barca nuova di Enero.
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