In “Yoga” Emmanuel Carrère si mette per la prima volta, quasi, completamente a nudo davanti ai suoi lettori.
La pratica dello yoga, raccontata nella prima parte del romanzo, è solo un cavallo di Troia che viene usato da Carrère per introduci nella sua mente, nella sua vita, e nel profondo della sua psiche.
Tra le pagine troviamo una attenta e viva riflessione su cosa vuol dire essere felici, depressi, impauriti, eccitati, curiosi. È un inno all’essere umani, vivi nelle nostre difficoltà e contraddizioni, in balia di una vita che pensiamo saper affrontare come esperti marinai salvo poi trovarci una tempesta che ci impegna più delle precedenti e che dobbiamo imparare a gestire nuovamente. Tempesta che in questo libro è rappresentata dalla morte di un suo caro amico nell’attentato alla testa giornalistica satirica Charlie Hebdo del gennaio 2015. Carrère, e noi con lui, si trova a dover passare da un estremo all’altro, dall’estrema quiete del ritiro yoga Vipassana al totale caos della propria vita sconvolta dall’attentato. La depressione, questa malinconia perenne che lo assale da sempre, ora lo porta a dover ripensare al proprio percorso esistenziale ritenuto, fino a quel 5 Gennaio, addirittura felice.
“Yoga” è un libro intenso, a cui dedicarsi con minuziosa pazienza ed attenzione per assaporarne le sfumature, goderne delle luci e delle ombre che porta con se.
Un libro per comprendere meglio cosa vuol dire Vivere, con la V maiuscola
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