Economia e società. Comunità religiose

Riferimento: 9788868434656

Editore: Donzelli
Autore: Weber Max; Kippenberg H. G. (cur.); Palma M. (cur.)
Collana: Piccola Biblioteca Donzelli
In commercio dal: 02 Febbraio 2017
Pagine: 436 p., Libro in brossura
EAN: 9788868434656
38,00 €
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Descrizione

La villa Savoye progettata da Le Corbusier è, quasi per antonomasia, l'icona della modernità architettonica. Non vi è forse altro manufatto che racchiuda la quintessenza di un canone estetico che ha contraddistinto il Novecento. Il fatto è, però, che una tale icona è destinata a mettersi continuamente in discussione e a contraddirsi. Ecco perché, nel corso di più di ottanta anni, la sua storia ha oscillato sistematicamente tra paradigma e rovina. Realizzata tra il 1928 e il 1931 alle porte di Parigi per i coniugi Savoye, questa vera e propria accademia invisibile della modernità negli anni successivi alla guerra cade velocemente in rovina. Utilizzando materiali d'archivio, disegni, epistolari, diari, schizzi, fotografie - in larga parte inediti e riprodotti negli apparati iconografici del volume - gli autori raccontano una vicenda appassionante in cui Le Corbusier prima, Jean Dubuisson e chi lavorerà sulla villa poi, faranno di questa architettura il terreno di un lento slittamento verso un restauro che ha nell'autenticità e nell'autorialità i suoi presupposti fondamentali. Grazie a questa esemplare «microstoria», il lettore viene così proiettato nell'autunno di una modernità che comincia a diventare valore universale. Mostre, saggi, libri, carteggi infuocati infatti ne consolideranno anche l'interpretazione, che rimarrà correlata al primo restauro della villa. Sulla scena, accanto al protagonista, che rivendica in tutti i modi i suoi diritti autoriali, una selva di architetti, critici, ministri, funzionari, che combattono la loro battaglia per la salvaguardia e il «restauro». È infatti proprio intorno alla villa che nascerà con vent'anni di anticipo la vera discussione sul restauro del moderno. Il libro offre un percorso che solo l'integrazione di due punti di vista troppo spesso distanti può garantire, quello di uno storico e di una restauratrice, come esempio di un lavoro di indagine innovativo anche nel metodo.