«Diario napoletano» (1940-1961). Voci, volti, musiche ed ambienti di una città antica

Riferimento: 9788874318964

Editore: Giannini Editore
Autore: Didier Arturo
In commercio dal: 21 Aprile 2018
Pagine: 144 p., Libro in brossura
EAN: 9788874318964
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Descrizione

Alla base di questo Diario non c'è soltanto il proposito di raccontare i fatti della mia vita, che probabilmente non interessano nessuno, ma c'è bensì la fervida aspirazione di servirsi di questi fatti, realmente accaduti, per delineare una suggestiva immagine di Napoli, città che ha un fascino particolare, riposto nella sua storia, nel suo incantevole aspetto paesistico, nello splendido tessuto urbano, nelle sue tradizioni e nel carattere peculiare della sua gente. Lo scritto è costellato di brani di canzoni napoletane di ogni tempo, che da sempre accompagnano le vicende umane del popolo napoletano, brani che sono altamente significativi nel contesto della narrazione. Spaziando lungo un arco di tempo che va dal 1940 al 1961, praticamente dalla mia fanciullezza alla gioventù inoltrata, e narrando una seria infinita di vicende riguardanti la mia formazione umana, culturale e spirituale, il mio Diario si presenta come un concatenamento di brevi osservazioni, una successione di flash composti di getto, sul filo emozionante del ricordo. Ma, nel comporre quest'opera, spesso mi sono chiesto: come si fa a narrare adesso fatti e situazioni che mi sono accaduti tanto tempo fa? È possibile tutto ciò? Risposta: no, non è possibile. In effetti, ciò che narriamo non sono i fatti realmente accaduti, ma l'interpretazione che noi oggi diamo di quei fatti, interpretazione che indubbiamente presenta dei tranelli, che sono, ad esempio, l'idealizzazione, la banalizzazione, l'adattamento, fino a incorrere nella trasfigurazione. Ma ciò è inevitabile. La storia, diceva Benedetto Croce, è sempre contemporanea, cioè è sempre ricostruzione attuale del passato. Perciò, nella stesura di un diario risulta inevitabile un gioco di specchi tra passato e presente. Ma il fascino di un diario è forse riposto proprio in questa rievocazione emotiva.